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Interviste impossibili


Intervista con la Gelosia

Questa intervista alla Gelosia non mi sembra una grande idea, cosa posso chiedere a un sentimento, un sentimento, poi diciamocelo chiaro, un po’ meschinello.
Come se non bastasse questa Gelosia mi ha anche tirato un mezzo bidone; avevamo appuntamento alle 10 e lei che cosa fa? Un sms mi manda alle 10 e 20, per dirmi che è in ritardo, ma di stare tranquillo che sta arrivando.

Quasi quasi vado a prendermi un caffè per …ma lo sbattere violento della porta alle mie spalle quasi mi blocca il cuore e come un tsunami Maria, la mia fidanzata, irrompe nello studiolo gettandomi addosso una cartellina piena di fogli e con tono misto, ironico inferocito mi apostrofa:
M “Chi è questa signorina che vai intervistando?”.
Costernato, guardo i fogli sparsi sul tavolo, cerco di capire, di organizzare il mio pensiero, ma, Maria, inclemente, non mi lascia lo spazio ad alcuna riflessione.
M “Anche quella strafiga della Gelosia devi intervistare, non ti è bastata la Bellucci?”.
Confuso farfuglio …
E “La Gelosia è femmina? Ma poi, ma chi dice che è bella?”.
M “Semplice, c’era un servizio completo di foto su Vogue dello scorso mese”.
Un servizio, foto della Gelosia? Ho l’impressione che qualcosa mi sfugga, ma implacabile Maria accorcia le distanze fra la sua ira e i miei sensi di colpa.
Ora il lettore si chiederà: ma perché ti devi sentire in colpa per un’intervista? Risposta ovvia! Un maschio che si rispetti si sente sempre in colpa quando si parla di gelosia, cioè quando si parla di donne. Ma ritorniamo al nostro dialogo.
M “Poi c’è un’altra cosa che mi devi spiegare tesoruccio mio: perché è di sesso femminile la Gelosia?”.
E “Ma scusa Maria, non hai appena detto tu che è una bella donna?!?”.
M “Non importa, perché tu l’hai scritto nei tuoi appunti? E poi vedi, l’ammetti!”.
E “Cosa ho scritto, cosa ammetto?”.
M “Che è una gnocca!”.
E “Non l’ho detto io”.
M “Ma l’hai pensato, si capisce chiaramente dal tono da casca morto che usi nelle domande che vuoi farle. Comunque non ti preoccupare, non sarò certo io a impedirti di fare questa intervista alla quale tieni così tanto”.
Nuovamente lo sbattere la porta della mia signora genera un tremito nell’aria, nella mia anima.

Tiro fuori uno cioccolatino dal mio taschino, lo scarto veloce e lo mangio senza assaporarlo, quasi volessi dopare la mia anima di dolcezza; poi, rassegnato guardo la sedia vuota davanti a me, sicuro che tanto nessuno la occuperà, e si sa sicuro è morto perché puntualmente in ritardo di almeno un’ora la mia ospite si accomoda di fronte al mio tavolo.

Gentilmente si scusa, ma si capisce chiaramente che ritiene un suo diritto arrivare quando vuole.
La osservo, non proprio sorpreso nel vedere che è una donna. Forse a logica la gelosia di un uomo avrebbe dovuto essere un altro uomo, ma tutto sommato, ripeto, non sono sorpreso del suo sesso e, e certo non è brutta, ma non si può definire neanche bella, forse piacevole, piacevole sì, ma non per particolari doti fisiche.
Continuo a guardarla, soppesarla con insistenza, il mio atteggiamento è piuttosto cafonesco, ma lei si lascia guardare, ha un atteggiamento accondiscendente, sereno. Poi rompe l’imbarazzo, il mio ovviamente, e prende a parlare
G “Mi sembra di notare che sei stupito. Di cosa? Che sono una donna? Che non sono una bellona? E’ chiaro che non hai ben chiaro in testa qual è l’essenza della mia natura, anche se, a essere sincera, mi sarei aspettata da chi ha intervistato personaggi del calibro di Ulisse, Medea, Gesù, un po’di profondità in più, ma effettivamente pretendo troppo, chiunque abbia a che fare con me, da qualunque versante del mio sentimento si trovi, perde il lume della ragione.
E “Che tu faccia perdere la tramontana a tutti è indubbio, ma effettivamente perché sei così ‘strana’?”.
G “Non bella vuoi dire!?!”.
E “Sì, diciamo che non sei una ‘femme fatale’”.
G “Ma perché? Non devo mica farti innamorare di me! Diciamo che io porto ad essere perdutamente legati a me tramite interposta persona. Sai, di me, non riuscirai più fare a meno. Il tuo amore si confonderà e di me lo dipingerai tutto. Penso che incominci già a vedermi più attraente e scommetto che, alla fine di questa intervista mi vedrai fatalmente irraggiungibile.”.
E “D’accordo essere di facile infatuazione, ma invaghirsi della Gelosia …, sei solo un sentimento, anzi, sei una pulsione egoistica”.
G “Ah, una pulsione egoistica? Molto interessante! Mi sembra che tu abbia qualche difficoltà nell’inquadrare i tuoi pensieri! Ma quando si ama non si pretende dedizione assoluta? Fedeltà incondizionata? Mi era sembrato di capire che non potesse esserci amore senza di me, d’altronde se non si è gelosi il sospetto d’indifferenza corre veloce”.
E “No! Sì!? Insomma, bisogna tener conto delle circostanze, ci vuole equilibrio”.
G “Magari il bilancino di un farmacista?!?”.
E “Un bilancino? Che c’entra?”.
G “Ti avevo proprio sopravvalutato, non cogli! Mi sembra che continui a fare confusione, parli di amore, passioni travolgenti, sentimenti eterni, e poi, e poi parli di equilibrio, valutazioni, calcolo”.
E “Non puoi pretendere che uomo o una donna che siano, si gettino fra le braccia di chiunque; spesso si confonde amore con infatuazione, spesso è il male che ci attira, d’altronde chi è che decreta il successo di un film, mica il buono, è il cattivo, lo sai anche tu!”.
G “E’ vero quello che dici, ma tu pensi che il tuo amato Ulisse avesse misurato i rischi che lo dividevano dalla grandezza, tu pensi che Kong abbia pianificato il suo amore fatale? Non credo sai, d’altronde l’insoddisfazione popola le vostre vite che a Gesù aspirano ma sempre più a Caifa assomigliano”.
E “Ma cosa dici? Certo non ci si può aspettare grandi capacità speculative da un sentimento da telenovela!”.
G “Sentimento da telenovela!?! Stupido presuntuoso, convinto di capire le emozioni di una donna, ma in realtà preoccupato solo di sapere chi c’è l’ha più lungo del tuo”.
E “Smettila!”.
G “Smetterla di che? Di dirti la verità? Di sbatterti in faccia la tua pochezza, il tuo grigiore. Cosa fai quando incroci una bella donna per strada? No, non ti sforzare, rispondo io per te.
Vorresti guardarla, ma abbassi lo sguardo, brami squadrarla tutta, ma la paura della tua donna ti blocca, la vigliaccheria della tua anima non ti permette neanche di alzare lo sguardo. Che mediocre sei; oh scusa poverino, ho scosso il tuo spirito sensibile?”.

Non so se furono le sue parole, quel sorridermi beffardo, o il tono della voce stridulo e irrisorio, ma improvvisamente all’interno della mia testa qualcosa si ruppe e una bomba d’odio deflagrò sorda, frantumandomi i pensieri e cacciando l’aria veloce giù per i miei polmoni e il collo di lei stretto fra le dita mi trovai.
Soffoca?
Ma io non mollo la presa, sento paura, rabbia, dolore; vorrei fermarmi.
Soffoca?
Ma non molla la presa. L’ira, la disperazione violente accarezzano un sottile piacere per la mia voglia assassina.
Soffoca?
Ma, ma sorride e incredulo inorridisco, le braccia è come perdessi lungo i fianchi e in un angolo mi accascio avvolto in un sudario di vergogna.
Ella non sembra accusar dolore, su di me si china, mi osserva, lieve con una mano mi sfiora una guancia, sembra quasi in pena per me.
La guardo, di sbieco la guardo; attendo le sue parole come una condanna. Dio com’è bella, se il mio cuore non dovessi nascondere l’amerei. Così la mia fatale intervistata riprende a parlare.
G “Telenovela, vero!?! Ma capisci la forza che posso sprigionare? Senti come posso dilaniare la tua anima? Percepisci come entro nelle tue viscere e l’animale, il mostro, l’angelo faccio affiorare?”.
Vorrei dirle che io sono un uomo, non un mostro, non un angelo, vorrei dirle che non c’è la faccio più a morire di amore e di odio vivere: ma non ho voce, non ho forze.

E’ vero; dietro un mostro un grande cuore non manca mai, ma i sentimenti no, sono troppo pericolosi, troppo feroci per un piccolo uomo senza Dio.

marzo 2017

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