L “No, la trovo divertente, anche
se non posso fare a meno di notare che alla fine anche Due Calzini, come
vostro costume con i lupi, viene preso a fucilate”.
E “Sai, mi sono sempre chiesto del perché
un animale, tutto sommato non particolarmente dotato, sia diventato il
simbolo del predatore, l’animale temuto per eccellenza”.
L “Non particolarmente dotato? Che fai mi offendi?”.
E “No, no per carità! Tu sei il mio preferito.
Intendo dire che come predatori ce ne sono di più grandi, forti
e feroci di te”.
L “In effetti è così. Mi rendo conto
di non poter rivaleggiare con un leone e neanche con un orso”.
E “Già, ma allora perché l’odio
si è riversato tutto su di te?”.
L “Amico mio, non ti confondere; la capacità
di voi uomini di sterminare intere razze di animali e anche vostri consimili,
è distribuita con grande generosità, e anche se la paura
vi facilita il lavoro, siete in grado di perpetrare le vostre malefatte
prescindere dal vostro odio. Insomma le stragi sono la vostra forma migliore
di ugualitarismo; c’è ne per tutti”.
E “Accidenti, si potrebbe farne uno slogan: la
democrazia dello sterminio. Ma al di là della battuta non mi hai
ancora risposto”.
L “Hai ragione. Vedi è tutta colpa della
vicinanza”.
E “Vicinanza?”.
L “La questione va esaminata da due angolazioni.
La prima è una vicinanza, come dire, geografica, fisica. Noi lupi
siamo l’unico grande predatore presente un po’ in tutto il
mondo. I leoni sono in Africa, le tigri in India, i giaguari in Brasile.
Solo noi lupi siamo presenti in tutte le vostre culture”.
E “Effettivamente è così, non ci
avevo pensato”.
L “La seconda angolazione riguarda la vicinanza
dell’eguale”.
E “Spiegati, non capisco”.
L “Facciamo un esempio. Se ti trovassi a competere
con un campione del tuo sport preferito non avresti problemi nel perdere;
la sua superiorità sarebbe così schiacciante, così
manifesta, che riconoscerla non ti creerebbe nessun problema. Ma vuoi
mettere competere con il tuo vicino o con un tuo amico, che magari è
appena un po’ più forte di te. Che rabbia, che determinazione
nel volerlo superare.
Ecco io per voi sono raggiungibile, contrastabile, la giusta misura per
scatenare la vostra rivalità, il vostro rancore quando prevalgo.
E “Sono abbastanza d’accordo anche su questo
punto, poi come se non bastasse abbiamo addomesticato alcuni di voi e
che sgarbo i servi che si ribellano”.
L “Piano, non ti allargare. Quei poveri servi che
maltrattare e abbandonate, hanno nelle loro vene essenzialmente sangue
di sciacallo, non lupino”.
E “Va bene. Ecco, però, le tue spiegazioni
sono convincenti, ma mi sembra che manchino di qualcosa. Alla fin fine
sono logiche e razionali, ma non convincono sul piano emotivo. C’è
sicuramente qualcos’altro che scatena il nostro rancore, la nostra
angoscia”.
L “Beh, poi c’è l’anima. Noi
siamo lo specchio della vostra anima.
E “Onestamente questi discorsi sull’anima
mi sembrano un po’ abusati, comunque sentiamo”.
L “Voi uomini vi pregiate, vi illudete di esservi
affrancati dall’animale dal quale discendete, ma non è così
e noi meglio di chiunque altro ve lo ricordiamo.
E “Guarda Due Calzini, sino ad adesso mi sono trovato
d’accordo un po’ su tutto con te, ma questa dell’animale
che alberga nel nostro profondo la trovo poco convincente”.
L “Potrei rimanere su un piano, come dire, generale,
dove ti ricordo l’atavica e oscura attrazione che ho sempre esercitato
sugli uomini più deboli, esaltandone l’aggressività,
l’entusiasmo, la forza, la tenerezza, la depressione e la malinconia
che si alternano senza sosta e si manifestano in un desiderio incontenibile
di urlare, mordere, scappare in luoghi solitari, proprio come un lupo;
ma stupidamente come fate vuoi uomini trasformandoli in quei mostri demoniaci
che chiamate lupi mannari”.
E “Potresti e invece?”.
L “E invece preferisco ricordarti quella sera,
dopo che ti eri picchiato con quel tipo perché ti aveva offeso.
Ti assicuro che anche se parlavi del tuo imbarazzo per un gesto così
incivile, i tuoi occhi raccontavano dell’orgoglio per quella tua
impresa ottenuta dalla forza delle tue membra. E come ti gongolasti quando
trovasti i tuoi lupacchiotti è gli raccontasti delle tue gesta.
Loro erano giovani, senza troppe sovrastrutture culturali, dei veri e
propri animali. Già, non hai sempre definito così i tuoi
figli: rozzi animali incivili. Solo che, quando anche tu sei sprofondato
nella tua bestialità hai trovato così bello condividere
i tuoi istinti con altri tuoi uguali”.
E “Non è così semplice, dietro ci
sono motivazioni più profonde, più problematiche …”.
L “Certo, certo, ma vogliamo parlare di quando
ti dedichi al tuo sport preferito: la caccia alle donne?”.
E “Esprimiamoci diversamente, vuoi dire dei miei
tentativi, spesso sfortunati, di conquistare il cuore di una donna”.
L “ Quanta ipocrisia: tu, voi uomini che cercate,
sì cercate, ma di predare!
E “ Adesso stai esagerando”.
L “Dici? Ma proprio tu, se non ricordo male, raccontavi
di come, dopo essere riuscito a ‘conquistare’ il ‘cuoreee’
di una donna, ti sentissi un po’ deluso, un po’ scocciato;
che alla fin fine ti veniva a mancare la cosa più bella, più
affascinante, più emozionante. La caccia!
Inseguire la preda, ghermirla, stringere con forza i suoi seni, leccare
la sua pelle e l’afferrarla per i fianchi da tergo per possederla,
manifestando la tua forza.
Sapessi quante volte ti ho visto, quando una bella femmina ti passava
vicino, annusare l’aria alla ricerca di un profumo, un odore acre
del suo sesso. Che magnifico cacciatore che saresti stato se l’ipocrisia
e i sensi di colpa non avessero represso le tue pulsioni.”
E “Ma così mi dai del maschilista?”.
L “Cosa hai capito? Non è un problema di
maschi e femmine. Non sto parlando degli uomini che picchiano, violentano
le donne. Quello è l’effetto della vostra degenerazione culturale,
delle vostre frustrazioni per non poter essere liberi. Un lupo non picchia
mai inutilmente le sue femmine, non le prende con la forza, gli si offrono”.
E “Gli si offrono?”.
L “Vedi, le vostre femmine, un po’ giustamente
per sottrarsi alla vostra nevrastenia violenta, un po’ perché
a loro volte nevrasteniche e contro natura, vogliono dei maschi da poter
controllare: bellini, educati, ragionevoli, inoffensivi. Ma quando il
loro estro sale, allora fremono, le loro cosce tremano per quegli uomini
di ruvido aspetto, che saprebbero prenderle, possederle con forza, determinazione,
passione, virilità”.
E “Ehi calma, non so che dirti lupo; c’è
del vero nelle tue affermazioni, ma la fai troppo semplice”.
L “Mi dispiace se ti ho turbato, non volevo. Certo
è difficile accettarci per quel che siamo”.
E “No, non importa, è colpa mia, ero io
che dovevo intervistarti, che dovevo condurre il gioco. Possiamo considerare
l’intervista conclusa”.
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