Abbandonando così, la mia solita formula dell’intervista
a personaggi della fantasia, farò un’incursione nei meandri
distorti della realtà, vestendo io i panni dell’intervistato
e affidando il ‘microfono’ a una donna.
La scelta dell’intervistatrice è stata abbastanza
semplice, il soggetto doveva possedere pochi semplici requisiti: divorziata,
per avere una certa garanzia di aggressività nei confronti dei
maschi, ma non troppo femminista per non esagerare; infine, ancora dotata
di una certa carica ormonale, così da essere abbastanza coinvolta
dalla problematica.
D “Buongiorno signor Enrico, possiamo
incominciare?”.
E “Sì, certo, ma non potremmo darci del
tu?”.
D “No, preferisco di no!”.
E “Ah, capisco.”
D “Dunque, lei ritiene logico che gli uomini non
comprendano le donne, ma non capisce come sia possibile che anche le donne
incontrino le stesse difficoltà. Quindi concorderà con me
che, la vostra difficoltà nel comprenderci deriva dalla nostra
maggior profondità!?!”.
E “Vede, per anni ho pensato che fosse proprio
così, cioè che voi appartenenti al gentil sesso foste molto
più ‘complesse’ di noi maschietti, ma con il passare
del tempo e una certa gradita frequentazione con alcune di voi, ha insinuato
in me un’altra convinzione”.
D “Questa è una sorpresa, sono curiosa di
sentire le sue argomentazioni in merito”.
E “Presi singolarmente, sia gli uomini che le donne,
sono animali ben più banali di quello che vorrebbero apparire.
Le pulsioni che regolano il nostro agire sono poche, semplici e prevedibili.
Certo, non siamo tutti uguali, queste pulsioni si mescolano fra di loro
in quantità diverse, dando origine così a più tipologie
comportamentali, che però per i maschi possono essere enumerate
in non più di cinque.
E qui nasce la differenza con voi femminucce…”.
D “Avanti, continui”.
E ”Per ragioni misteriose, quegli stessi elementi
che negli uomini danno origine a sole cinque varianti, nelle donne generano
svariate decine di mutazioni. Nella realtà quindi, non è
che la singola donna sia più complessa di un uomo, è che
essa può attingere a un numero di ‘modelli’ incredibilmente
elevato, rendendo così, anche agli uomini più esperti, quasi
impossibile prevedere con quale donna ha a che fare. A rendere la cosa
ancora più complicata, per i poveri maschietti, è che le
donne sono anche capaci ci cambiare nel corso del tempo, di mutare di
tipologia.
Voi donne non siete rassicuranti come noi uomini, che se uno è
stronzo da ragazzo, si può stare sicuri che sarà stronzo
pure da vecchio!”.
D “Avrei già molte cose da ridire, però
sono incuriosita da queste cinque tipologie maschili; me ne parli!”.
E “Allora, abbiamo un primo gruppo nel quale troviamo
le categorie, come dire più banali, quelle i cui appartenenti sono
prevedibili per definizione.
I ‘Trucidi’, ‘Coatti’ in romano, che hanno un
mercato ben definito, piuttosto limitato.
Poi troviamo i ‘Cagnolini’, quegli uomini che fanno gola a
donne in carriera; donne forti che vogliano un gran libertà di
movimento senza rinunciare alla famiglia. Diciamo che gli appartenenti
a questa categoria di uomini, se accettano il loro ruolo tranquillamente,
sono i più fortunati, possono contare su una relazione stabile
e duratura nel tempo. Certo dovranno convivere con il peso di una bella
impalcatura di corna.
Chiudo la carrellata di questo primo gruppo con i ‘Brutti’,
forse meglio inquadrabili come gli “Sfigati” e con questi
non ci sono molte parole da spendere, i poveretti sono quelli che non
battono un chiodo.
D “Mah, non è che sia convintissima di questa
sua suddivisione, comunque veniamo alle altre due tipologie”.
E “Ecco, qui troviamo le due tipologie di maggior
successo, pur non essendo corretto come termine, le definirei le dominanti,
fra le altre cose divise fra loro da un’accesa rivalità”.
D “Sentiamo, sentiamo”.
E “Iniziamo con la più temuta, disprezzata,
ma anche amata da voi donne: quella dei ‘Bastardi’. Spesso
sono uomini belli, comunque dotati di fascino, abili, a volte anche dei
buoni amanti.
D “Avanti, l’ultima”.
E “L’ultima è quella dei ‘Buoni’.
Sicuramente la categoria più ambigua, la meno comprensibile. Odiano
visceralmente i ‘Bastardi’, spacciando la loro acredine per
senso di giustizia, ma in realtà è principalmente invidia.
Non sono ne belli ne brutti, ma grandi parlatori e dispensatori di ideali.
Spesso sono degli inquieti, peccato che con la loro ricerca interiore
tendono a soffocare le loro compagne”.
D “Questa tipologia sembra appassionarla molto,
scommetto che è la sua?”.
E “Sì, è vero!”.
D “Bene, a questo punto passerei a fare domande
che vadano a scavare più profondamente nel suo interiore, così
da stanare l’uomo banale e prevedibile che si cela dietro la categoria
maschile più complessa”.
E “Proceda!”.
D “Che cos’è che la preoccupa, l’angoscia
di più nella vita?”.
E “Ah, iniziamo facile! Sono perplesso, non sono
per niente sicuro di saperlo, anche se un problema che sicuramente mi
frulla spesso nella testa è proprio quello delle donne”.
D “ Le donne? C’è l’ha con le
donne?”.
E “No, no! Io adoro le donne!
Mi piacciono i loro pregi e mi piacciono i loro difetti. Mi piace la loro
forma, il loro odore e i profumi dei quali si cospargono. Mi piace giacere
con loro, sprofondare entro esse e l’anima cercare di sfiorargli.
Mi piace parlarci, riderci insieme e piangere per loro”.
D “Capisco, allora è la mancanza di una
donna accanto a lei che la turba?”.
E “Non esattamente. Certo non sono un Adone, ma
nel corso degli anni qualche donna ha provato piacere ad abbracciarsi
a me. Il problema è che non sono capace di tenermele vicino a lungo”.
D “Vediamo di circoscrivere il problema. Lei ha
paura di restare solo?”.
E “Certo, a chi piace stare solo!?!”.
D “Nooo, non faccia finta di fraintendere. Non
le ho chiesto se le piace, ma se ha paura!”.
E “Paura? Beh, sì, ho molta paura!”.
D “Cosa prova?”.
E “Tristezza, angoscia, smarrimento, voglia di
piangere. A volte, nella mia mente, incontro una delle mie ex e incomincio
a discuterci, a parlare delle mie ragioni, di quanto lei sia stata ingiusta
con me. Ma poi penso: Cristo, sto farneticando, cosa c’è
che non va in me?”.
D “Non si preoccupi, il suo problema, fra voi maschi
è molto diffuso”.
E “Anche se in questo caso il detto ‘Mal
comune mezzo gaudio’, le assicuro che non funziona”.
D “E invece, signor Enrico, il classico ‘Chiodo
scaccia chiodo’, funziona?”.
E “Oh, beh, forse sì”.
D “Si direbbe che la cosa la imbarazzi, come mai?”.
E “Già come mai? Tu magari avevi giurato
un grande amore, di quelli che ti tolgono il fiato, e poi ti accorgi che
alla fin fine basta una scopata per soffrire di meno; allora ti chiedi
di che natura sian fatti i tuoi sentimenti?”.
D “Ha sofferto, quando l’ultima fidanzata
con la quale si è accompagnato, se ne andata via lasciandolo da
solo?”.
E “Sì!”.
D “Ed era innamorato di lei?”.
E “No!”.
D “ Ma scusi, mi ha appena detto che non era innamorato?!?”.
E “E’ vero. Ma vuole che le racconti come
è andata?”.
D “Certo!”.
E “Mi ricordo che la sera prima che mi lasciasse
avevamo avuto uno sgradevole diverbio, mi ero arrabbiato come una bestia,
ero quasi dell’idea di lasciarla … “.
D “Quasi?”.
E “Beh, sì, non è mica facile!”.
D “Perché non è facile? Paura di
farla soffrire?”.
E “Sì, ma non solo. L’idea di far
soffrire una persona mi fa star male, ma c’è anche altro.
Sentimenti strani, contorti, forse più semplicemente meschini,
guidano il mio sentire, le mie emozioni, il mio agire”.
D “Continui”.
E “Io non ero convinto di quella storia, ma avevo
paura di restare solo; quanto tempo avrei impiegato prima di trovare un’altra
compagna? Poi è vero che, quando inizi un rapporto stabile senti
subito la mancanza della ’caccia’, ma è anche vero
che dopo un po’ non hai più voglia di ricominciare tutto
da capo, non hai più voglia di raccontarti nuovamente. Dio quante
volte ho narrato la mia vita, ho fin la nausea di me stesso.
D “Credo di capire. Procediamo oltre, affrontiamo
un argomento, come dire, sensibile”.
E “Sensibile?”.
D “Sì! Allora mi dica, i vostri rapporti
intimi com’erano?”.
E ”Iiintende a letto?”.
D “Ma guardi, a letto, in piedi, nell’ascensore,
dove vuole, il sesso insomma!”.
E “Appunto, mi era parso di capire bene. Ecco,
benino diciamo”.
D “Che vuol dire benino? Almeno lei aveva il suo
orgasmo?”.
E “Sì, quello sì …”.
D “Ma … ?”.
E “Ecco, diceva che non ero abbastanza sensuale,
estroverso, fantasioso, diceva che sembravamo una di quelle coppie sposate
da una vita”.
D “Ed era vero?”.
E “Sì, direi di sì”.
D “E’ già positivo che lo ammetta”.
E “In realtà, credo, in altre occasioni
di essere stato un buon amante”.
D “Allora qual era il problema?”.
E “Eh, non basta avere voglia, non basta avercelo
duro, non basta l’affetto. Occorre passione, occorre la voglia di
scoprire il corpo di lei, occorre stupirsi difronte a ogni sua piccola
ruga, ogni volta con il cuore che ti pulsa nella gola, con la voglia che
quell’amplesso non finisca mai, con la voglia di spingere, spingere,
perché non ti sembra mai abbastanza quanto sei dentro di lei, perché
quasi vuoi che la tua anima si perda in lei”.
D ”Belle parole, ma tu uomo, sei mai stato innamorato?”.
E “L’amore, cos’è l’amore?
Io non credo che l’amore esista. Anche se una donna, un giorno,
mi ha indotto a credere nell’impossibile, a inseguire l’impossibile,
a inseguire l’amore quindi”.
D “Come riconosce l’amore?”.
E “Il tempo! Il cuore! Il sorriso! Quando ogni
mattino vedere il suo sorriso ti rasserena il cuore, e ogni persona quando
c’è lei è di troppo, ecco, questo, credo, sia amore,
o almeno qualcosa che gli assomiglia”.
D “Certo uomo tu non sei un ‘Trucido’,
ma allora lei dov’è?
E “Non ero lì, al momento giusto non c’ero.
Ero inconsapevole, il mare in tempesta avrei affrontato per i suoi occhi,
ma in realtà non ero presente. Un manto le avrei cucito indosso
con le mie parole d’amore, ma quelle poche che veramente lei attendeva
non le ho mai dette. Giocavo, orgoglioso di quel mare di sentimenti, ma
non ho mai pensato cosa veramente le occorresse per volarmi sicura fra
le braccia”.
D “Basta, non dire altro, ormai abbiamo chiarito
la tua essenza. Non è vero che tu, voi, siete semplici, banali,
ma certo siete inconsistenti, infantili. No, non siete banali, ma prevedibili
sì, su questo hai ragione, schiavi come siete della vostra viltà”.
Un gioco doveva essere, ma come quel vecchio detto toscano
recita, anch’io come Arlecchino mi son confessato burlando.
dicembre 2012
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