E “Ben arrivato Moby”.
M “Non ti auguro altrettanto umano”.
Non mi stupisco di un fare così sgarbato, spero solo di riuscire
a portare avanti quest’intervista.
E “ Moby una precisazione, tu mi sembreresti un
capodoglio, anche se di dimensioni eccezionali, e infatti spesso vieni
chiamato balena; ecco, cosa sei esattamente?”.
M “Oltre che umano sei anche ignorante, hai mai
visto una balena con dei denti come i miei?”.
E “Sì hai ragione, comunque sei proprio
enorme, quasi trenta metri di lunghezza per novanta tonnellate di peso”.
M “E come avrei fatto altrimenti a diventare la
vostra preda più terrifica e ambita nel contempo”.
E “Adesso non ti prendere troppo sul serio, ricordati
che sei solo una creazione della fantasia di Melville”.
M “La tua superficialità non ha limiti!
Io sono veramente esistito e il mio nome era Mocha, Mocha Dick”.
Effettivamente lo scrittore americano si è ispirato a fatti di
cronaca presunti reali per la stesura del suo grande romanzo.
E “D’accordo procediamo con l’intervista
e anche se capisco che per te possa essere spiacevole, vorrei parlarti
del tuo implacabile nemico, il capitano Achab”.
M “Stolto uomo, sapevo che non potevi fare a meno
di tirare in ballo quel pazzo, in bilico fra il sognarsi Dio e l’ossessione
del macellaio, convinto che la sua personalissima sete di vendetta fosse
una nobile lotta contro il male. D’altronde voi uomini siete molto
bravi a spacciare le vostre pulsioni più misere per grandi lotte
ideali”.
E “Vero Moby, spesso abbiamo confuso fra loro nobili
sentimenti e interessi egoistici, ma non tutti gli uomini, o perlomeno
non sempre, agiscono così”.
M “Ma che dici, una razza che racconta la sua storia
in una mattanza infinita, con degli Dei iracondi e vendicativi non ha
speranze è marcia dentro”.
E “Parole grosse, forse anche tu sei turbato per
la paura di quel piccolo uomo che, con tanta determinazione ti ha dato
la caccia per poi infine ucciderti, pur perdendo anche lui la vita”.
M “Sei sicuro che fosse Achab a dare la caccia
a me e non fosse in realtà il contrario? E guarda che, il ‘tuo’
capitano non ha perso sola la vita quel giorno, ma l’anima, l’anima
ha irrimediabilmente e definitivamente smarrito!”.
E “Strano, non hai reagito alla mia accusa di aver
paura di Achab?”.
M “Certo che avevo paura! Voi umani siete la razza
più stupida e malvagia che abbia mai solcato gli oceani, attributi
che messi insieme vi rendono ben spaventevoli. Ma attenzione, anche se
la vostra infinita presunzione vi può far pensare di essere voi
l’essere più terrificante di tutti i mari, io sono sceso
così in fondo agli oceani, così in profondità nei
recessi oscuri del mondo, che ho visto mostri che voi non osereste neanche
immaginare, leviatani così immensi da fermare il cuore e muovere
il mare con un respiro”.
E “Credo che tu stia esagerando Moby, penso che semplicemente ti
sia imbattuto in un calamaro gigante, e la spaventosa profondità
alla quale sarai giunto abbia distorto, ingigantito quello che avevi davanti
agli occhi”.
M “M’irridi? Pensi mi faccia impressionare
dalla vista di un un Architeuthis dux (calamaro gigante) e non sappia
distinguerlo da un vero e proprio Kraken?
Laggiù, nel buio e nel gelo delle profondità oceaniche ho
più volte ingaggiato duelli con mostri tentacolari spaventevoli
e solo le mie dimensioni, la mia voglia di vivere e la fortuna mi hanno
strappato dal loro abbraccio mortale.
Ma giù giù, negli angoli più profondi della coscienza
del mondo ho visto rotolare, rivoltarsi esseri senza nome, più
neri della pece, più bianchi della paura, quegli stessi mostri
che per anni hanno torturato Achab”.
E “Cosa dici? Eri tu il leviatano che torturava
l’anima di Achab, eri tu il mostro da uccidere per distruggere il
male!”.
M “Una semplice balena, per quanto grande, l’essenza
del male? No, Achab combatteva una sua personalissima battaglia con i
suoi mostri, i mostri della sua anima. Quei mostri che nessun uomo ha
mai il coraggio di guardare. Sapete tutti che albergano in voi, ma vi
rifiutate di vederli, di ascoltarli. Achab li aveva visti e per non impazzire,
stupido pazzo, e per non farli emergere alla luce del sole, s’incarognì
in quel duello mortale con me”.
E “Ma se noi uomini riusciamo a ignorare questi
orridi mostri, come fece Achab a vederli?”.
M “Forse gli uomini che voi chiamate pazzi, malvagi,
che compiono gesti efferati, sono quegli uomini che hanno visto il lato
oscuro della propria anima. Ma certamente fu il grande dolore che io gli
inflissi a determinare il suo cambiamento, ad aprirgli i cancelli dell’inferno
in vita. Quel giorno che gli divorai la gamba così grande fu il
suo dolore che il sangue del corpo straziato si mescolo con il sangue
della sua nera anima”.
E “Strano Moby, si direbbe quasi che tu ti senta
in colpa per l’odio che Achab provava per te, si direbbe che, sì
tu gli abbia dato la caccia per finire quel suo dolore insopportabile,
un dolore che nessun uomo dovrebbe provare mai!”.
M “Potresti aver ragione, ma sai uomo cosa vedo?
Un essere debole, piagnucoloso, che si dibatte aggrappato a una scintilla
di Dio”.
Nuovamente un gemito oscuro mi avvolge, Moby se ne è andato, e
io rimango qui, con l’immagine di Achab che giace con il suo dolore
in fondo al mare.
giugno 2012 (revisione del 31 marzo 2018)
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