Home

Torna al menu di Enrico
Menu

Interviste impossibili



Intervista con la Morte

Risali

Forse i miei giorni stanno finendo? E’ giunto il momento di tirare le somme? No, non credo, deve essere la stanchezza di vivere inseguendo la vita senza mai raggiungerla. Ma che strano, mi sembra tutto così irreale, come una finzione. Si la vita della quale sono un regista che osserva la sua opera, inseguendo quel capolavoro che non arriva mai. Ma il tempo è il tempo che non ho, imparo troppo lentamente e la vita sempre più si confonde con la mia fine.
Accidenti, con tutti i personaggi che ho intervistato almeno qualche insegnamento, qualche risposta speravo di ottenerla, e invece, sempre e solo nuove domande.
Devo tentare, un’ultima intervista, un’intervista a colei che bacia il nostro ultimo respiro.

Che stupido questo uomo, la morte vorrebbero intervistare, per poi carpirle il suo oscuro destino. E’ così preso dalla sua vanità, dalla sua superficialità, che la sua vita è tutta un inganno, inganno del quale lui è la vittima principale.
Però è un esemplare divertente, mi aiuta a combattere la noia. Diamogliela a questo incerto uomo una piccola soddisfazione: la morte che gli si concede.

Ancora non ci credo, ma la mia inquietante ospite ha accettato il mio invito.
E’ avvolta in un nero mantello, che tutta la nasconde, all’infuori del volto, del quale però altro non percepisco che vaghe ombre.

E “Non mi sento di dirle ‘ben trovata’, comunque le porgo i miei saluti”.
M “E io li accetto volentieri, ma dimmi, perché mi attribuisci il genere femminile?”.
E “Nel mio immaginario lei è in bilico fra il genere maschile delle indimenticabili sequenze del film il ‘Settimo sigillo’ di Bergman, e la bellissima ballata di Tiziano Sclavi in Dylan Dog, dove veste i panni di una conturbante donna.
Ecco alla fine ondeggio sulla seconda icona, quella femminile”.
M “Ho letto anch’io quel bellissimo fumetto,’Attraverso lo specchio’. Concedimi, ti prego, di recitarne la prima strofa”.

Chi è colui così gagliardo e forte
che possa vivere senza poi morire
E da colei ch’è tutto, Madonna Morte,
l’anima sua possa far fuggire?

M “Va bene, scusami per il piccolo vezzo, e porgimi pure le domande che vuoi”.
E “Lei è molto gentile!”.
M “Certo, che mi costa?!? Tanto poi mi riprenderò tutto”.
E “Così mi sembra più in sintonia con il ruolo. Ecco sono molte le cose che mi chiedo su di lei Signora Morte; tipo, chi la comanda, chi è in realtà, ma una sola è veramente importante!”.
M “Sentiamo quale?”.
E “Cosa si cela dietro il suo nero manto?”.
M “Allora vuoi sapere chi sono realmente?”.
E “No, non è questa la domanda.
Cosa c’è, o cosa non c’è dopo la sua venuta, dopo la nostra morte?”.
M “E sì, questa è la domanda! Per la paura che avete di me, innumerevoli Dei avete creato e poi, uno che con le sue risposte non vi aveva accontentato, l’avete anche ucciso; ma neanche un deicidio vi è bastato”.
E “D’accordo, conosco la storia, ma la prego, la risposta”.
M “Tu ti illudi che sapere se il niente o un’altra vita ti aspettano, potrebbe placare la tua angoscia? Ma non è così! Sei tu stesso l’origine delle paure che ti tormentano l’anima. Potrei spiegarti perché è giusto che io venga, ma sarebbe una fatica inutile, tanto non te ne fregherebbe niente”.
E “Ma cosa può sapere di cosa frega a me, cosa può sapere della vita lei, proprio lei che ne è la negazione stessa!?!”.
M “Stupido uomo capriccioso, un virus sei, la tua genia nient’altro è che un virus infestante questo mondo! E hai ancora il coraggio di parlare!?!”.
E “Ma lo capisce che ho paura, paura di addormentarmi e non svegliarmi più? Ho paura sin da quando ero bambino, l’anima mia è sempre stata attanagliata da una angoscia che soffocava i miei stessi pensieri. Vorrei un po’ di pace, vorrei potermi addormentare con una carezza che sciolga questo mio groviglio di nervi, vorrei potermi addormentare come un bimbo fra le braccia della sua mamma”.
M “In fondo in fondo ti capisco ed è proprio per questo che cercherò di farti un regalo”.
E “La morte mi fa un regalo? La morte che tutto toglie qualcosa mi vuol dare?”.
M “Chissà, forse qualcosa un tempo fu tolta anche a me, o forse no, ma tu piccolo essere tremebondo, mi fai, assurdo solo a pensarsi, compassione”.
Vorrei ribattere qualcosa, ma la gola mi è diventata secca e le parole soffocano nella polvere dei miei pensieri.
M “Vedi, tu devi imparare ad accettare la mi venuta, devi imparare a volermi bene; no anzi di più. Devi pensare a me come a una tua amante. D’altronde non ricordi quella donna che ti aveva portato via l’anima? Tu sapevi che un amplesso con lei poteva distruggere la tua vita. Ricordo bene i tuoi pensieri: dicevi che ogni uomo ha un punto di rottura che non dovrebbe mai valicare, ma dicevi anche che era particolarmente eccitante stare lì, al limite e ancora peggio sarebbe stata l’assenza della paura. Ecco io sono quel limite, sono l’amplesso finale, quell’amplesso che non hai mai raggiunto. Io riempirò quel vuoto che non hai mai riempito, io finalmente appagherò quella tua voglia di andare giù, giù fino alla fine, fino al concepimento del tuo amore, fino alla tua morte”.
E “E io dovrei amarti oscena creatura? E io dovrei abbandonarmi fra le tue braccia e soggiacere alle tue impudiche richieste? No, non è possibile! La vita, la vita io amo”.
M “Pensaci uomo, non hai scelta. Tu non puoi essere appagato da una storiella di beatitudine, non puoi essere calmato dalla saggezza, perché Ulisse è il tuo mito, l’uomo alla perenne ricerca di ciò che si cela al di là dell’orizzonte. Solo l’amore per le conseguenze della tua ricerca potranno lenire il dolore per la tua fine”.

Amami uomo
ama le mie parole
che lievi ti addormenteranno
Amami uomo
ama i miei baci
che dolci ti toglieranno il respiro
Amami uomo
ama le mie carezze
che un giorno il cuore ti strapperanno.

maggio 2013

Leggi l'omonima intervista della mia amica Dalida